Map & Fork Blog, Voyage et cuisine du monde – Viaggi e cucina del mondo

Ceuta, l’enclave spagnola, svelata per voi!

Come forse saprete, il visto turistico in Marocco ha una validità di 3 mesi. Quando (come uno di noi due) non si ha ancora un permesso di soggiorno, bisogna imperativamente lasciare il paese entro questa scadenza. Può essere un buon motivo per fare un salto in Italia o in Francia per salutare i parenti, o visitare un angolo d’Europa, a voi la scelta.

sec-dsc_8829

Noi abbiamo optato per l’opzione più semplice, un luogo di cui si sente parlare soltanto per le notizie relative ai migranti disperati che tentano di entrare in Europa… un’immagine non così attraente ma resta il territorio europeo più vicino visto che si trova sul continente africano, a qualche ora di treno da casa. Abbiamo quindi deciso di partire per Ceuta per un week-end, un’occasione per rinnovare il visto ma anche per scoprire una destinazione non tra le più turistiche e vedere se da vicino corrisponda all’immagine che se ne riceve dalla tv.

sec-dsc_8796

Sabato mattina siamo già sul treno per un viaggio di 5 ore verso Tangeri. I nostri compagni di viaggio sono silenziosi e discreti, il paesaggio scorre offrendoci uno spettacolo che ci distrae e fa passare il tempo. Le pianure verdeggianti lasciano spazio alle colline, gli oliveti seguono i campi di fave e restiamo sorpresi dal vedere tanto verde all’orizzonte. Di tanto in tanto compare un paesino le cui casette hanno solo la facciata pittata (mentre il retro con i mattoni a vista), gregge di pecore che brucano a volte a pochi metri dai binari, stradine con bambini che salutano il treno. Riusciamo persino ad intravedere velocemente due dromedari ad una ventina di metri da noi. E poi improvvisamente… il mare! Il treno si ferma ad Assilah, una meta balneare non lontano da Tangeri, e rivederlo ci procura inesorabilmente la stessa eccitazione, come dei bambini! (e a giudicare dalle reazioni degli altri passeggeri, non siamo gli unici). Quando l’attesa comincia a farsi un po’ lunga ecco che il treno entra nella stazione di Tangeri, che ci promettiamo di visitare con calma una prossima volta.

sec-dsc_88161

Scesi dal treno, prendiamo un taxi. Più facile a dirsi che a farsi… I tassisti aspettano i turisti all’uscita dalla stazione e propongono di portarci a Ceuta per 300 dirhams (circa 30 Euro). Avendo fatto qualche ricerca prima on-line, rifiutiamo cortesemente e chiediamo di portarci alla stazione dei taxi “grandi”. Nonostante l’insistenza del tassista questo finisce col capire che abbiamo le idee chiare (e un portafogli marocchino) e ci lascia alla stazione dei taxi grandi (accanto al cimitero ebraico). Quelli che in Marocco chiamano “grands taxi” sono dei taxi condivisi che percorrono le lunghe distanze, uscendo dalle città (diversamente dai “petits taxi” che restano nelle città). Qui vediamo diverse file, ognuna per una destinazione diversa, tra queste Chefchaouen, una destinazione molto in voga tra i turisti ma noi, in contro-tendenza, andiamo a Fnideq, un paese poco distante da Ceuta. Saliamo su una Berlingo con due posti liberi che aspettava noi per riempirsi e partire e ci mettiamo in viaggio per un’altra ora dopodiché un ultimo taxi ci porterà alla frontiera. In tutto da Tangeri avremo sborsato 110 Dirhams, ossia un terzo rispetto a quanto ci era stato proposto inizialmente davanti la stazione.

sec-dsc_9033

Giungiamo a qualche centinaio di metri dalla frontiera, dopo aver attraversato numerosi posti di blocco/controllo. Qui in Marocco ce ne sono all’uscita di ogni città ma più ci avviciniamo alla frontiera e più questi diventano frequenti. Paghiamo il taxi e ci accingiamo a passare il controllo alla frontiera quando due uomini si avvicinano porgendoci delle schede da compilare (quelle che ogni viaggiatore deve compilare anche all’arrivo in Marocco) e mentre stiamo per cercare una penna e compilarlo questi ci chiedono 1€. Capito il giochino, glieli restituiamo e ne riprendiamo altri una volta arrivati allo sportello. Attraversiamo così un lunghissimo corridoio circondato da filo spinato e griglie in ferro e proviamo un certo malessere a sentirci “privilegiati” con un passaporto europeo e constatare quanto, la porta d’ingresso dell’Unione Europea, con le sue torrette di guardia e uomini grandi e grossi armati fino al collo, assomigli tanto ad Alcatraz.

sec-dsc_89151

Passeggiamo a piedi fino al centro di Ceuta, costeggiando il mare per quasi un’ora e arriviamo all’Hotel abbastanza stanchi del viaggio. Dopo una bella doccia rinfrescante e un po’ di riposo ci mettiamo a compiere elaborati calcoli matematici per decidere a che ora dobbiamo partire l’indomani, tenendo conto sia del fuso orario esistente tra Europa e Marocco che del passaggio all’ora legale della notte successiva.

Ricaricate le batterie, ci incamminiamo tra le strade della città affiancando le imponenti fortificazioni e ceniamo in un ristorante, accanto ad una pompa di benzina, che dall’esterno non sembra niente di speciale ma che già all’ingresso delizia i clienti con uno spettacolo di crostacei e pesce fresco che ci mette subito di buon umore. Sono le 20.30 e per gli spagnoli è decisamente troppo presto per cenare… ci ritroviamo ad essere gli unici clienti! I camerieri, così come la receptionist dell’Hotel o tutti quelli che incontriamo per la strada a cui chiediamo un’informazione, non parlano mezza parola d’inglese (o qualsiasi altra lingua diversa dallo spagnolo) ma quando si tratta di mangiare… sappiamo come farci capire! I calamari, gamberoni e altre specialità dal sapore di mare sono una vera delizia e ricompensano la fatica del viaggio (ok, forse può sembrare esagerato ma ripensandoci ci torneremmo con piacere).

sec-dsc_8897

Passeggiando dopo cena tra le strade del centro, notiamo decine di persone impegnate a trasportare una sorta di pesantissimo e massiccio baldacchino in legno sulle loro spalle a mo’ di processione, ma senza alcuna statua né corteo dietro di loro. Chiediamo informazioni ad un gruppo di giovani seduto su una panchina e questi ci rispondono – in spagnolo – “semana santa” su un tono che più evidente non si può (era ovvio no?). Sembra quindi una sorta di prova generale per la processione della settimana santa, informazione poi confermata una volta tornati a casa, trattasi della processione del Cristo di Medinaceli). Raggiungiamo il nostro Hotel poco lontano e cadiamo come pere cotte.

L’indomani, dopo una lunga e gradevole dormita, ci risvegliamo in piena forma e il sole raggiante in un cielo limpido ci invogliano ancor di più a scoprire la città.

sec-dsc_8974Cominciamo il nostro giro dalle antiche mura che proteggevano l’enclave spagnola del Marocco e dalle quali si può ammirare la città nonché la costa spagnola e quella marocchina. Poco lontano, entriamo in una delle due chiese che si affacciano sulla “Plaza de Africa“, la Parrocchia di Nostra Signora d’Africa. Lo stile barocco ricorda le chiese italiane (alcune sembrano proprio quelle che si possono trovare anche ad Ischia). Con un dettaglio che fa la differenza, all’interno, le statue sono vestite con abiti di stoffa, seta o velluto, un po’ come dei pastori del presepe a grandezza d’uomo. Su questo piccolo lembo di terra ci sono almeno due chiese ma anche una moschea ed una sinagoga.

sec-dsc_9065

Il clima primaverile mite e la tranquillità del posto ci invogliano a proseguire lungo il litorale (lato nord) passando accanto alle colonne d’Ercole, una statua che ricorda la figura della mitologia che separa il continente africano dall’Europa. Finiamo per raggiungere il Parco Marittimo del Mediterraneo, entriamo in questo magnifico posto, ancora deserto in questo periodo dell’anno che vede la natura risvegliarsi e svelare i propri tesori. Al centro, una piscina vuota occupata da un gruppo di gabbiani e un piccolo faro, il tutto circondato da una vegetazione rigogliosa, palme, cactus, fiori di tutti i tipi e altre piante caratteristiche della macchia mediterranea. Ci immergiamo nell’atmosfera rilassante di questo giardino percorrendolo in lungo e in largo prima di uscire quando l’ora del pranzo si avvicina. Prima, facciamo un salto ai Baños àrabes, gli hammam risalenti al XI° e XII° secolo dopodiché ci mettiamo in marcia per un’abbuffata degustare delle deliziose tapas a base di pesce. Anche stavolta, difficile non esagerare davanti a tanto ben di Dio. Constatiamo poi ancora una volta, di essere quasi soli a pranzare (alle 13.30) in quanto gli spagnoli li vedremo a prendere l’aperitivo quando noi saremo al caffé, non lontano dalla Casa de los dragones, un impressionante edificio sovrastato da enormi e minacciosi draghi di pietra.

sec-dsc_9126Abbiamo come l’impressione di aver fatto un balzo indietro nel tempo, o essere nel bel mezzo di un film, a giudicare dall’abbigliamento dei passanti ben vestiti per la domenica. Il loro stile ricorda un po’ gli anni 50 del secolo scorso, un po’ all’antica, soprattutto i bambini in camicia e pantaloncini di velluto , ma allo stesso tempo anche molto eleganti.

sec-dsc_9255Attraversiamo nuovamente la sottile striscia di terra raggiungendo il litorale sud ed entrando in una stradina da cartolina, con i panni stesi ad asciugare, il portico con la cappella votiva e la Madonna, i fiori ai balconi e, in fondo, un portone in ferro battuto con vista mare. Facciamo due passi in riva al mare finché troviamo il posto perfetto per stenderci al sole e goderci questi ultimi momenti di Spagna. Dopo questo gradevole relax, andiamo a prendere i nostri bagagli in albergo e ci mettiamo in cammino per far ritorno in Marocco.

sec-dsc_9209

Tutte le nostre foto di Ceuta

Et si vous aimez...
Left-up-arrow Supportez nous avec
un simple j'aime.

Rispondi